venerdì 27 aprile 2012

La leggenda del forzato mangiatore e dell'inventore degli scacchi

Vi legano a una sedia e vi costringono a mangiare continuamente. La vostra pancia cresce. Più cresce e più i vostri torturatori ne guadagnano (non chiedetemi in virtù di quale perverso accordo).
Ad un certo punto però, la pancia invece di crescere giustamente si tende fino allo spasimo e poi cede, inizia a sbregarsi.
Vi tengono a digiuno per un poco e le ferite si rimarginano. Però, badate bene, non vi liberano. Aspettano che stiate meglio e poi dicono: bene la situazione è tornata sostenibile, ora si può ricominciare a crescere. E la tortura continua. Continua finchè la pancia non scoppia. 
BUM! 
Ecco la bolla finanziaria che è esplosa.
I torturatori, che hanno perso la possibilità di arricchirsi con la pancia che cresce, liberano le vostre mani consegnandovi ago e filo e chiedendo di ricucirvi le budella in modo che possano ricominciare a gonfiare. Ecco che allora arriva l'austerità, altre tassazioni e imposizioni fiscali.
Aggiungiamo il danno oltre la beffa: vi garantiscono che vi stanno riempiendo di cibo mentre vi stanno gonfiando solo di aria.
Questa è la metafora della crescita economica.

La crescita economica è di moda come le VHS.

I soldi non esistono più. 
Le banconote non hanno un corrispettivo ammontare di oro depositato in banca. Il denaro esiste solo in virtù dell'indebitamento degli stati con le banche che speculano molto e investono poco. Lo stato per far fronte questo indebitamento, attraverso i titoli di stato fa domanda di liquidità alla banca. La banca rende "concreta" la domanda traducendola in denaro. Questo denaro però è fatto di aria, creato dal nulla perché basato non su valore tangibile ma sull'ipotesi che, se c'è stata una domanda, allora ci sarà offerta e perciò ci sarà la garanzia che il denaro verrà restituito. 
Come dire: mi butto da un palazzo di 20 metri perché le statistiche sono a favore di chi sopravvive. Logiche di mercato.
Prima o poi la crescita si arresta. Il mercato non può crescere all'infinito. Perfino l'universo smetterà di espandersi e a questa regola non sfugge neppure la borsa.
Perciò, quando la crescita si ferma bisogna fare i conti con i debiti rimasti. Che andrebbero saldati con la liquidità circolante che però (magia) si scopre non esistere!
E allora a chi si ricorre per far fronte al disagio? 
Ai cittadini, ovvio.

Non sono un economista né conosco a mena dito i meccanismi che regolano i rapporti fra stato e bankitalia ma sto cercando di informarmi su questi sistemi, e, pur essendo molto ignorante e assolutamente non tecnocrate, non posso che rendermi conto che in borsa tutto viene immolato nel nome della crescita.

Riporto una leggenda sull'inventore del gioco degli scacchi.
Un misterioso straniero si recò alla corte di un re persiano e gli mostrò il gioco degli scacchi. Il re persiano fu così entusiasta degli scacchi che autorizzò il misterioso straniero a chiedere qualsiasi cifra in cambio. Il misterioso straniero disse: "Come pagamento per il gioco che vi ho portato, vorrei un chicco d'oro sulla prima casella della scacchiera, due sulla seconda, quattro sulla terza, otto sulla quarta, sedici sulla quinta e così via". Il re persiano accettò con soddisfazione. Il giorno seguente i consiglieri chiesero di parlare col re. Erano visibilmente preoccupati. Informarono il sovrano che, casella dopo casella, per poter pagare il misterioso straniero non sarebbe bastato tutto l'oro del loro regno ne quello di tutte le terre conosciute messe assieme. Il re fece tagliare la testa al misterioso straniero.

La crescita porta alla fine.

La crescita è insostenibile come la richiesta del misterioso straniero. Non può progredire per sempre. E le crepe del nostro sistema sono dovute alla fede dei banchieri verso la crescita.
Se fossimo il re persiano, per sostenere che so, il mercato dell'auto, quest'anno dovremmo comprare un'auto, il prossimo due, quello successivo quattro e così via. 
Questo per ogni campo manifatturiero.
Impossibile davvero.

Però si può fare altro. Quando ci esplode la pancia, a mani libere possiamo ricucire le ferite e poi, invece di farci rimettere in catene, difenderci dai torturatori. Mandarli via. Riprenderci ciò che è nostro.

Forse non hanno ancora gonfiato abbastanza. Forse non siamo esplosi abbastanza. 
Ma il punto critico sembra essere vicino. 

giovedì 26 aprile 2012

Meraviglia!

Tante cose diamo per scontate.

Ci si sveglia al mattino e la routine diventa la ruotina. Come quelle dei carrelli della spesa. La ruotina che ci spinge tra gli scomparti di un gigantesco supermercato chiamato mondo, dentro un carrello che è diventato gabbia. E possiamo solo scegliere cosa comprare. Non ci appartiene più nulla. 
Nulla tranne i ricordi.

Quanto costa la meraviglia? 
Dal carrello-gabbia possiamo passare al setaccio ogni corsia, ogni reparto (Corsia? Reparto? Ma è un supermercato o un ospedale?) senza mai trovare in vendita la meraviglia.
Dobbiamo fermarci e cercarla dentro di noi.


Penso alla meraviglia della prima volta che ho bevuto un succo di frutta con la cannuccia. Una magia.

Non la saprei ricordare. Probabilmente ero bambino. Chissà quanta tensione vibrava in ogni cellula del corpo e della mente mentre mi mettevo (o i nonni o i genitori mi mettevano) la cannuccia in bocca. Un'attesa tanto angosciante quanto colma di spirito d'avventura e frenesia per la scoperta. Decidersi di succhiare da quel seno pazzesco a forma di matita cava e aspettare. Iniziare a sentire il succo fruttoso farsi largo fra i denti, lambire la lingua e poi scorrere giù scomparendo nella pancia, dove ogni tatto perde identità. Forse  potrei immaginare le sensazioni della prima cannucciata ricordando il primo bacio. Di sicuro niente in me era preparato a questa cosa che di li a poco si sarebbe abbattuta con la potenza di un uragano. Niente.
Una volta accaduto non è più la stessa cosa.
La prima volta è un miracolo irripetibile.


Ieri ho visto un bimbo bere a cannuccia un succo di frutta. Era la sua prima volta. E l'ho invidiato.
Le cose più belle ci accadono senza farcelo sapere.

Accorgersi di loro significa non farne parte.

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martedì 24 aprile 2012


Sabato 28 aprile, ore 17.00
Libreria Giunti, Città fiera Martignacco-Udine

Con la scusa del libro, parlo di altro :)




Erto 2012. Una tipica ingiustizia da faraoni

Ammetto la mia ignoranza. Ho iniziato a interessarmi alle stranezze edilizie dei faraoni ertani perchè una di queste ha toccato da vicino la mia storia personale. Ma questo spunto iniziale ha fatto scattare una molla più ampia: la voglia di smascherare i faraoni che operano nei nostri paesi.
In sostanza: qual'è il modo di operare dei faraoni? Col tempo e facendomi le domande giuste, mi auguro dipoterlo almeno scoprire. Non pretendo cambiare le cose, ma almeno saperle.

Uno dei prossimi obbrobri edilizi ertani andrà a sfregiare l'area su cui poggia la vecchia casa dei miei nonni (antichissima) e altre case vicine (altrettanto antiche) con una strada asfaltata che, invece di seguire un percorso logico e discreto, sbrega a metà l'intero versante del colle.

Partiamo con una foto che rende subito l'idea.


La strada rossa è quella prevista dal comune, mentre la verde è l'alternativa che abbiamo proposto assieme ad altri residenti interessati a una variante meno invasiva.

Ora veniamo alla lettera che mia sorella ha mandato al comune, per chi fosse interessato. Per chi non è interessato la può saltare.
In sostanza la lettera chiede che vengano valutati anche percorsi alternativi più economici, più rispettosi dell'ambiente e che tengano conto di chi la strada non la vuole perché in quanto deturpa una borgata storica, caratteristica e di grande bellezza naturalistica. Vorrei precisare che noi "dissidenti" non ci opponiamo alla strada in sè. Troviamo che sia un servizio giusto da non negare a nessuno e totalmente in linea con le necessità attuali. Contestiamo solo DOVE viene fatta questa strada, non LA strada.
Ecco la lettera:
Oggetto: Realizzazione strada di accesso località Forcai in Co­mune di Erto e Casso (PN). Istanze/interrogazioni ai sensi dell’art. 60 Statuto comunale di Erto e Casso.
            Essendo a conoscenza che la Sua Amministrazione ha in progetto la realizzazione di una strada di accesso alla località Forcai, con la pre­sente si espongono alcune osservazioni e valutazioni in merito, con l’obbiettivo di tutelare il pubblico interesse, onde evitare il deturpamento di una zona ancora integra con un’opera di utilità quantomeno di­scutibile.
Dopo l’anno internazionale delle foreste, e dopo il tanto rinomato rico­noscimento dell’Unesco, di cui anche il Comune di Erto e Casso si può vantare, si evidenzia come il progetto di cui sopra, di notevole impatto ambientale, andrà a compromettere, praticamente distruggendola, una delle zone rurali e paesaggistiche più caratteristiche del Comune, peraltro confinante con il territorio protetto del Parco Natu­rale Regionale delle Dolomiti Friulane.
 Le peculiarità di un’area protetta si fermano solo burocraticamente al confine della stessa, essendo indubbia la loro estensione anche al territorio limitrofo, come nel caso della località Forcai, caratterizzata da elementi paesaggistici di indiscussa rilevanza naturalistica e paesaggistica.
Si rileva altresì come verrà anche cancellata buona anche parte dei sentieri CAI, presenti non a caso in tale zona, che sono oggi meta di numerosi escursionisti amanti del­la montagna.
Tecnicamente, a titolo esemplificativo, si consideri che è previsto che la prima parte del tracciato venga realizzata in forte pendenza (come evidenziato dalle se­zioni del progetto) con il rischio di smottamenti futuri ed in una zona di vincolo per pericolo valanghe. Per risolvere tale grave problema, il progetto prevede la realizzazio­ne di un invadente muro di sostegno che andrebbe a modificare ed intaccare gravemente il paesaggio.
***
Si chiede pertanto a Codesta Spettabile Amministrazione Comunale, ai sensi dell’art. 60 dello Statuto, al solo fine di salvaguardare e tutelare gli interessi collettivi:
1.      Premettendo che sicuramente le poche persone residenti nella zona interessata hanno necessità di una strada, se sia stata debitamente valutata l’utilità dell’opera
2.      Ammettendo per assurdo che l’opera in discussione sia stata considerata di primaria utilità e d’interesse comune, si chiede se siano state prese in considerazione delle ipotesi di percorsi alternativi, di più facile e conveniente realizzazione, come per esempio quella che potrebbe essere la continuazione della strada che porta al Ristorante Cervo Bianco della quale usufruirebbero i fabbricati dei residenti e gli stavoli della Loc. Forcai; soluzione, questa, che porterebbe a co­struire una strada molto più corta, con meno pendenza, con minore impatto ambientale e in zona soleggiata, evitando così la problemati­ca di una strada perennemente ghiacciata nel periodo invernale, in quanto la zona interessata rimane all’ombra per la maggior parte dell’anno e pertanto coperta da uno strato di ghiaccio non indifferente, creando disagi alla percorribilità. Al contrario, la parte proposta ad ovest è perennemente soleggia­ta.
3.      Se sia stata debitamente valutata la convenienza, non solo economica, di un’espropriazione di terreni di proprietà di soggetti contrari alla realizzazione della strada, contattandoli e sentendo i loro pareri (anche in considerazione del fatto che le proprietà di coloro che vorrebbero la strada non verrebbero per la gran parte toccate).
4.      Se sia già stato considerato ed escluso il possibile recupero della carrozzabile già esistente in loco.
5.      Se sia stato considerato il grave rischio di una costruzione in zona soggetta a valanga e se la costruzione del muro di sostegno, a soluzione del problema, sia stata valutata anche sotto il profilo ambientale.
6.      Se sia stata valutata l’eventuale incidenza di tale opera stradale sulla stabilità delle abitazioni della zona per garantire che non ne venga compromessa la solidità.  
***
            Si allega documentazione di fotoriproduzione della zona, restando in attesa di un cortese cenno di riscontro entro i termini di legge.
            Distinti saluti.
          



Interessante notare che la lettera non ha ricevuto alcuna  risposta ufficiale. Pochi giorni dopo però appare questo articolo sul Gazzettino di Pordenone:



Alla fine dell'articolo si legge la risposta del faraone.
La verità è che non è vero che la cifra per realizzare la proposta alternativa è tre volte tanto l'originale, semplicemente perché NON è stata effettuata nessuna perizia alternativa! Ho appena sentito l'Ufficio Tecnico che mi conferma l'assenza di progetti e valutazioni ufficiali riguardanti la proposta alternativa. Anzi, la telefonata evidenzia gli svantaggi del progetto originale (tracciato rosso):

-costo maggiore a causa di enormi muraglioni che verrebbero eretti per riuscire a incastrare la strada nei tratti più ripidi
-esposizione a nord con conseguenti rischi di gelo maggiore in inverno
-posizione sfavorevole perché alcuni tratti si trovano in zona soggetta a valanghe

I vantaggi della proposta alternativa sono invece:

- costo minore, niente muraglioni e minor pendenza totale (e non come riporta il faraone sul giornale parlando di pendenze impossibili, che si trovano più nel progetto originale che nella proposta alternativa).
-esposizione a sud, meno rischi di gelo in inverno
-fuori da zone valanghive
-facilità nell'essere eseguita in quanto esiste già! Si tratta di una strada sterrata che andrebbe solamente allargata e asfaltata e messa in sicurezza

Il tracciato verde rappresenta una delle tante possibili varianti meno costose e meno invasive da poter realizzare, tutte proposte che non vengono vagliate né studiate.
Perchè?
Perchè il faraone di turno risponde con bugie invece di mettere sul piatto la verità e studiare davvero il problema al fine di arrivare a una soluzione giusta che accontenti tutti e rispetti l'ambiente?

Forse la risposta si trova nel modus operandi del faraone tipico: più l'intervento è scomodo, più soldi vengono smossi. Chissà. A tal proposito sto raccogliendo testimonianze interessanti di passate attività simili, in cui ci si affida a Imprese private che, dopo i "lavori", magicamente decretano fallimento e scompaiono. Ma non voglio sbilanciarmi troppo, ne parlerò prossimamente e con il materiale giusto.

Ecco quindi il quadro della situazione.

Questa storia "personale" è diventato un trampolino di lancio per avviare delle mini inchieste su certe strane attività che avvengono nel mio paese. Sto raccogliendo testimonianze e interviste per cercare di capire come si muovono questi faraoni e quali sono i loro tipici comportamenti. Ogni paese ha il suo faraone. Se riusciamo a capire come operano, forse si riusciamo a smascherarli.
E poi magari anche a mandarli a casa!

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lunedì 23 aprile 2012

I faraoni di Erto

Altri articoli "Oltre il passaggio"

Erto ha subito lo sfregio del potere dei faraoni che decidono sulla pelle degli schiavi. Le cicatrici sono ancora visibili. 
Una di queste ha la forma della ricostruzione frettolosa che ha arricchito gli appaltatori. 

I faraoni sopravvivono ancora a Erto e nuove cicatrici stanno sbregando il suo volto.

Erto di recente è divenuto un tassello dell'UNESCO.
Alcune sue aree boschive sono considerate ZONA ROSSA, cioè non si può neppure dare un calcio a una zolla di terra per non incorrere in sanzioni severissime.
I suoi edifici sono tutelati da norme altamente restrittive che impediscono restauri troppo spinti di case abbandonate.
Eppure i Faraoni pare possano indossare gli stivali del gatto con gli stivali e saltare a piè pari le voragini che invece bloccano la gente comune. (Volevo ricavare un finestrone al piano terra di un vecchio rudere e non mi è stato consentito, per fare solo un esempio).


Nell'articolo 29 della Legge Regionale 52, che riguarda le norme di pianificazione territoriale, si parla del Piano Regolatore Generale Comunale e delle sue finalità. Eccone alcune:


Il PRGC e' finalizzato a garantire:
a) la tutela e l' uso razionale delle risorse naturali nonche' la salvaguardia dei beni di interesse culturale, paesistico ed ambientale;
b) un equilibrato sviluppo degli insediamenti, con particolare riguardo alle attivita' economiche presenti o da sviluppare nell' ambito del territorio comunale;
c) il soddisfacimento del fabbisogno abitativo e di quello relativo ai servizi ed alle attrezzature collettive di interesse comunale, da conseguire prioritariamente mediante interventi di recupero e completamento degli spazi urbani e del patrimonio edilizio esistente;
d) l' equilibrio tra la morfologia del territorio e dell' edificato, la capacita' insediativa teorica del piano e la struttura dei servizi.



A Erto sono sempre partite attività grosse e fondamentalmente inutili che non rispettano i punti a b c d elencati sopra.
Dalla costruzione di ponti vergognosamente dispendiosi e orrende piste ciclabili di asfalto all'agevolazione del passaggio di tir carichi di ghiaia. Per non parlare dell'osceno scavo selvaggio perpetuato per anni nella pacifica conca dietro al paese di Casso, sfociato in restauri al limite del paradossale (una sala espositiva mai usata con un tetto che fa il verso a una pista di atterraggio per astronavi - visivamente è un incubo: a 10 metri dalle case in pietra si trova un avamposto degno del peggiore star wars) e che ora trova nuovo slancio nella costruzione di muraglioni (buoni per proteggere da tsunami tanto sono alti e spessi) che costeggiano strade asfaltate il cui percorso sembra essere stato tracciato da proboscidi di elefanti che per sbaglio si sono trovate con una matita in mano. Si pensa a creare strade inutili quando ci sono strade trafficate pericolosissime perché minacciate da frane e cadute sassi la cui bonifica non è mai stata ne attuata ne presa in considerazione.
Se un amico di un faraone vuole costruire ai piedi di zone che sono rinomate per la loro purezza ambientale (le quattro coppie di aquile reali che vivono in quei luoghi sono LA prova dell'incontaminata perfezione dell'ecosistema) chiede e il permesso gli viene dato. Se un faraone vuole sbriciolare le scalinate intoccabili di un edificio storico, ha il potere di farlo. 
E tutto questo sta succedendo proprio adesso.
Pare che le decisioni più dispendiose e inutili siano sempre le più accolte nei palazzi dei faraoni. Non si spiegano altrimenti strategie contro ogni rigore ambientale e umano pianificate di recente. Anzi, si spiegano se si abbandona la logica del progresso e del senso civico e del rispetto, per abbracciare quella del denaro

Io mi chiedo: ma chi è che decide di avviare tutte queste attività che nessuno, o la minor parte dei cittadini ertani vuole? 


Scopro con sgomento che chi possiede un terreno a Erto, in realtà lo possiede per finta. Se un faraone decide che ci deve far passare una strada, dove e come vuole lui, lo fa. Ti espropria parte di ciò che è tuo e ci fa quello che vuole lui. 
Se proponi soluzioni alternative più economiche che prevedono meno impatto ambientale, meno dispendio di risorse e un risultato altrettanto efficace se non migliore, la soluzione viene bocciata o non considerata.
Perchè?
Forse perché soluzioni dispendiose, fracassone e ciclopiche, oltre a muovere più terra e distruggere più ettari di bosco, muovono anche più quattrini, per la felicità degli occulti marionettisti che si agitano di nascosto dietro regolamenti, norme e piani regolatori.


Tra un anno si ricorderà il 50° anniversario di una catastrofe voluta dai faraoni moderni, che ha mutilato la libertà, la dignità e felicità di un'intera popolazione.
Allora i faraoni venivano da fuori.
Ora invece sono qui.

Si vedranno autorità dalla faccia contrita piegare la bocca e le sopracciglia in segno di profonda amarezza per ricordare ciò che è accaduto. Ma 50 anni fa avrebbero fatto le scelte che hanno fatto altri al posto loro e che han portato al disastro. 
I faraoni moderni non adorano più il sole o la terra, ma il denaro.

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giovedì 19 aprile 2012

Gli uomini hanno intelligenza e gli animali semplice istinto.

Lo sento ripetere spesso.

Poi penso.

Penso alle gazzelle. Dopo pochi minuti dalla loro nascita sono già in grado di correre come esemplari adulti e fuggire da eventuali predatori in agguato.
O alle api che, disegnando forme invisibili nell'aria, riescono a fornire alle altre api informazioni complicatissime come l'esatta posizione di un punto nello spazio. E senza bisogno di nessun apparecchio GPS.
Penso agli squali che sentono il sapore di una goccia di sangue diluita in migliaia e migliaia di metri cubi di acqua.

Ripenso, poi invece ricordo.
Ricordo quando ho visto uno scalatore sudare e urlare nel tentativo di superare un passaggio sulla roccia molto difficile (a suo dire). Giorni dopo ho sorpreso un picchio crodaiolo saltellare sullo stesso difficile passaggio. Non volava: stava aggrappato con le zampette alla roccia e con piccoli battiti d'ala si aiutava a salire. Un balzo dopo l'altro. Non sudava ne urlava. Fischiettava ed era sereno.

Il pensiero si ferma, la domanda sorge spontanea.

Gli uomini hanno intelligenza e gli animali semplice istinto?
Inizio a nutrire dubbi.

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Non tutti percepiscono la crisi allo stesso modo...


mercoledì 18 aprile 2012

Diario di bordo: spedizione Caldogno con mio padre e lo scudiero Icio


Ore 15, partenza.
Padre chiama dalla tana.
"5 minuti", rispondo
"si ma che siano 5", ulula

Io e Icio siamo in auto e da 5 minuti aspettiamo il vecchio.
"Pensa, prima ti dicevo di sbrigarti e invece sono io in ritardo"  farfuglia il vecchio salendo a bordo.
no comment! ;)


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Prima tappa: bar chissà dove, pub-contrafforte di un distributore di benzina. La tipa dietro al banco offre 50-100 euro a Icio per avere il suo cappello.
Icio rifiuta.
Regalo di un pastore disperso, dice.

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Self service: Icio e il vecchio si selfservono all'obbiettivo.
Grazie :)

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Partenza 2.0!
Dall'abitacolo riusciamo a scattare un riassunto dell'interno del nostro bolide.
Note da segnalare: 
1-Un signore ritto in piedi su un'alta murata che costeggia la super strada. Cappellino e braccia conserte. Nulla di strano se non fosse che lo si trova sempre lì, a qualsiasi ora del giorno e della notte. E sempre nella stessa posizione. Lui sta in piedi e guarda il traffico. Mi rammarico di non essere riuscito a fotografarlo.
2- Lo sguardo di Icio pensieroso. Non ci ha ancora detto che non ha la più pallida idea di dove si trova. Non ha acceso il navigatore e ha clamorosamente sbagliato strada. Ma questo noi ancora non lo sappiamo.

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Dopo un ora di ritardo, Icio è costretto a svelare il problema. Non ammette del tutto il suo errore. Dice a mio padre che è stato per colpa del camion davanti a noi che ha rallentato di molto il viaggio. 
"Nessun camion ci ha mai preceduto durante l'andata". Replica il vecchio.
"Ma si, è che leggevi il giornale" risponde subito Icio.
L'alibi regge.
Io sto zitto.
Non ho visto nessun camion davanti a noi.
Mai.

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Arriviamo finalmente a Caldogno. Dimitri ci accoglie all'entrata della villa Palladiana...

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...mentre Massimo Stecchi allestisce il set per la mini intervista che verrà trasmessa su Via Vai TV

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Palladio lascia sempre sgomenti.
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Lasciamo la Villa per una veloce cena prima di iniziare

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Prima di ogni incontro sono sempre molto agitato. Parlare alla gente è stata una delle cose più difficili che ho affrontato in vita mia. Le persone sono un concentrato di emozione che si articola in sguardi, gesti. Vorrei sempre dare il meglio per onorare chi con tanto affetto e curiosità viene ad ascoltarci. Il cuore, a un'ora dall'inizio, batte già all'impazzata. L'appetito è a zero. mangio un poco di polenta con tartufo e una forchettata di bigoli con le noci. Non mi sta dentro altro. Padre pare tranquillo. Ma lo conosco troppo bene: anche lui, come me, sente questa responsabilità verso coloro che lo seguono, solo che riesce a controllarsi di più. Lo percepisco e basta.
Anche Icio dev'essere agitato perchè si vedono le sue dita nell'inquadratura della foto.

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BUM! Gli attimi che precedono l'entrata sono carichi di magia elettrica. Sono lampi fulminei in un tempo fermo. Sono correre su un tapis roulant: corri ma sei fermo. 
Pazzesco.
Qualcosa ti teletrasporta in centro e basta.

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L'emozione è unica, come si può descrivere? Ci penso da 5 minuti ma non riesco. Quindi scrivo quello che sto scrivendo, e cioè qualcosa che non rende l'idea di ciò che mi passa dentro in certi momenti. Stare in mezzo alla gente, assieme a loro, è la cosa più bella di queste avventure. In assoluto. rifletto che mi piacerebbe trovare una formula senza palco, in cerchio, tutti assieme, per fare una grande chiacchierata.
Sarebbe bello.


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La serata scorre veloce, le scalette di Alessandro e Roberto, i nostri "Moderatori", sono saltate, si improvvisa, si va a braccio. ottimo sintomo: genuinità. Quello che i Faraoni dei nostri tempi odiano di più, perché è un valore che non si può commercializzare. Questo non lo potranno mai comprare ne vendere.

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Un brindisi post serata, fra amici e chi s'è voluto unire per altre foto.


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L'avventura termina.


Dedico lo scatto finale a Icio. Mi guarda e sembra dire: al ritorno non sbaglierò strada.
Ma io e il vecchio lo ringraziamo.
E' uno "scudiero" incrollabile, e senza di lui sarebbe tutto più complicato.



martedì 17 aprile 2012

Sulla maglietta di stasera.

I nuovi faraoni dividono gli uomini come taglierini fanno a pezzi la carta.

I faraoni del nostro tempo sono i banchieri e i padroni delle multinazionali. Privati cittadini arricchiti che, proprio per questo, hanno il potere di utilizzare mezzi di "controllo di massa". Dai sistemi bancari a quelli dell'informazione.
Per come è strutturato ora il sistema bancario ci rende schiavi, perciò ci costringe a pensare poco e lavorare molto. Giustamente. La famiglia e i figli sono qualcosa di sacro e che va onorato investendo tutte le nostre risorse o gran parte di esse. Una lotta nobile che però ci sta portando a lavorare non più per i figli e la famiglia o le persone vicine, ma per le banche. Con enormi sacrifici.
Ci stanno dividendo come si faceva con gli eserciti antichi, una strategia mirata per far perdere l'avversario. Se non siamo uniti, non siamo pericolosi.

Ma i faraoni hanno trascurato qualcosa.

Le nuove tecnologie sono la colla che ci sta facendo riunire in una unica forza.

Come ha detto Travaglio, se nelle riunioni private del partito nazista per dare inizio e corpo all'olocausto ci fosse stato qualcuno che le documentava con un telefonino e subito dopo le avesse messi in circolo su facebook o twitter, forse (anzi sicuramente), si sarebbe potuto fare qualcosa di più per evitarlo o quantomeno per arginarlo. O per dare il tempo alle persone di fuggire, o capire cosa stava accadendo.
L'informazione incolla dove il sistema strappa.
Ecco perché ho fede nelle nuove tecnologie.
Perché nulla si può tacere e anche i segreti peggiori in qualche modo trapelano attraverso dubbi, domande e intuizioni di tutti noi e che tutti possono leggere.

Facebook compra Instagram (software per fotografie), una società formata da 13 impiegati, per un miliardo di dollari.
Facebook non compra una società per il suo fatturato annuo, ma per la quantità di persone che utilizzano gli strumenti fotografici che produce Instagram: 30 milioni di utenti.
L'unione fa ancora la forza.
Per questo stasera vestirò una maglietta con scritto "uno di Facebook". Non su Facebook, ma uno di. Per dire che sono fra quelli che credono che che gli uomini possano di nuovo decidere per se stessi. E inziamo ad essere in tanti. Io mi sono arruolato.
Un popolo unito può scardinare ogni costrizione.

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domenica 15 aprile 2012

A chi muore per lo sport.

Provate a mettere in disordine un angolo della vostra stanza e in ordine l'angolo opposto.
Ora guardate l'insieme della stanza. Se poteste tracciare i movimenti dei vostri occhi, li vedreste toccare velocemente le zone disordinate per poi fuggire letteralmente da esse fermandosi sulle zone in ordine. L'occhio spende molta energia per gestire tutti gli elementi delle zone disordinate, mentre le aree con meno cose da guardare lo fanno riposare. Ecco perché le preferisce. E non solo gli occhi anelano a evitare fatiche, ma ogni cellula del nostro organismo si comporta così. E' scritto nel DNA, si chiama ARMONIA. Quando due o più elementi di qualsiasi natura sono in sintonia, si crea un flusso che scorre fra loro; la nostra mente ne beneficia, come bevesse da un fiume di acqua fresca.

Questo, che pare essere un principio di bellezza e gioia, nasconde in sé un segreto pericoloso. Un pericolo per la nostra vita.

L'armonia PERFETTA è, per l'essere umano, un sogno inarrivabile. Qualcosa cui può solamente correre incontro senza mai afferrarla. In questo desiderio di trovare la pace, si nasconde un seme contro la vita: il desiderio di raggiungere l'armonia perfetta, quella che ci paralizzerà per sempre, rendendoci una pace non più terrena: la morte.

Apro il giornale e leggo del giovane Morosini stroncato da un colpo al cuore durante una partita.
Ripenso al compianto Simoncelli.
La mia memoria continua il suo viaggio e sfiora lo slittino del gerogiano Nodar che lo sbalza fuori pista, la spedizione sull'Himalaya che s'è presa la vita dell'alpinista Walter Nones, Jeremy Lusk e l'ultimo salto con la sua moto da cross, a Hubert Leitjeb sepolto da una valanga, a Federico Chiarugi che inseguendo il sogno della ginnastica artistica ha lottato per anni su una sedia a rotelle...

Poi i ricordi si fermano e iniziano delle riflessioni.
Tutti gli sport comportano rischi, alcuni più di altri, ma non c'è pratica sportiva che ne sia sprovvista.
Ogni volta che un motociclista affronta una staccata limite o un salto acrobatico sulle rampe, uno sciatore carica una curva per schizzare a tutta velocità in discesa libera, un ginnasta sfida la gravita in evoluzioni al limite delle possibilità, uno scalatore senza corda afferra un appiglio, anche in presenza di allenamenti estenuanti che riducono l'errore umano, ogni volta potrebbe essere l'ultima azione. Se c'è anche una minima probabilità che le cose vadano male, potrebbero andare male un giorno.
Poi penso a tutti coloro che praticano sport e ai miei amici che li praticano. Penso ai loro infortuni e anche ai miei.
E mi chiedo.

Fosse anche un osso o un tendine rotto, una botta, un ematoma o una ferita e non incidenti più gravi, qual'è la spinta che annulla la paura di tutti questi rischi?
Di cosa è affamata una mente che decide di mettere in conto anche l'esito più cruento pur di seguire questa spinta interiore?

Ripenso al mio sguardo che, stanco di guardare la tastiera e lo schermo, si ferma sul muro bianco, liscio e, nella sua essenza, perfetto, senza impurità che distraggono lo sguardo.
Forse, chi fa sport è come l'occhio che cerca riposo. Chi insegue l'agonismo (professionisti e dilettanti) in fondo cerca l'armonia con il mondo attraverso la fatica, l'azione e tutta l'intelligenza che va messa in atto per sopportare gli sforzi ed eseguire i gesti migliori. Chi lo fa cerca di spingersi oltre, di superare i propri limiti, di innalzarsi sopra il punto di partenza.

Di allontanarsi dall'essere umano che era. Per trovare la perfezione, e, in un certo senso l'ARMONIA PERFETTA.

L'armonia.

Un pensiero a tutti coloro che muoiono per lo sport.

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sabato 14 aprile 2012

Spread, definizione tecnica e umana

Definizione tecnica (da wikipedia)Il termine spread può essere inteso anche come credit spread che denota il differenziale tra il tasso di rendimento di un'obbligazione e quello di un altro titolo preso a riferimento; in questo secondo caso, ad esempio, se un BTP con una certa scadenza ha un rendimento del 7% e il corrispettivo Bund Tedesco con la stessa scadenza ha un rendimento del 3%, allora lo spread sarà di 7 - 3 = 4 punti percentuali ovvero di 400 punti base.
Il rendimento atteso o richiesto (e alla fine offerto) può infatti salire o scendere in funzione del grado di fiducia degli investitori/creditori, a sua volta misurabile attraverso eventuali squilibri tra domanda e offerta di titoli: se l'offerta è superiore alla domanda, il rendimento atteso aumenta per tentare di riequilibrare la domanda e viceversa.
Come conseguenza, lo spread diventa dunque indirettamente, allo stesso tempo e in maniera del tutto equivalente:
una misura del rischio finanziario associato all'investimento nei titoli cioè nel recupero del credito da parte del creditore, essendo rischio e rendimento strettamente legati da relazione di proporzionalità: quanto maggiore è lo spread, tanto maggiore è il rischio connesso all'acquisto di titoli;
una misura dell'affidabilità (rating) dell'emittente/debitore (ad esempio lo Stato) di restituire il credito: maggiore è lo spread minore è tale affidabilità;
una misura della fiducia degli investitori nell'acquisto dei titoli di Stato: maggiore è lo spread minore è tale fiducia;.
una misura della capacità dell'emittente di promuovere a buon fine le proprie attività finanziarie (nel caso dello Stato, di rifinanziare il proprio debito pubblico) tramite emissione di nuovi titoli obbligazionari: maggiore è lo spread, minore è questa capacità in virtù dei tassi di interesse più elevati dovuti fino a un limite massimo di sostenibilità. Nel caso dei titoli di stato, spread elevatissimi possono condurre nel medio-lungo termine alla dichiarazione di insolvenza o fallimento o bancarotta dello Stato oppure a misure drastiche di riduzione della spesa pubblica e/o aumento della tassazione sui contribuenti per evitare il fallimento con i consueti effetti di diminuzione del reddito (dunque della domanda) e degli investimenti e quindi, in ultimo, ripercussioni anche sulla crescita economica.





Definizione umana: Spread in inglese significa "diffondere". Più è alto e più si diffondono fra le persone sfiducia, paura, scoraggiamento, difficoltà di saldare debiti, disoccupazione e timori per i propri risparmi. Infelicità e frustrazione.


 Mi sembra chiaro che l'economia e la dimensione umana viaggiano su due binari separati.

venerdì 13 aprile 2012


Guerriglia senza armi alla portata di tutti

E' tutto un divenire anche per me e non ho la verità in pugno.

Lottare contro questo sistema di faraoni che ci stanno rendendo schiavi costringendoci a correre dietro al denaro è un dovere di tutti. Ho grande stima di coloro che, parlando al bar o tramite canali televisivi e internettiani, denunciano lo stile di vita moderno richiamando ritorni al passato.
Un pò come illustrava una vignetta apparsa sul Corriere della Sera alcuni giorni fa. La descrivo:

Il Trota sbandierava:
"Mi dimetto: faccio un passo indietro".
Un sostenitore del partito leghista a fianco replicava: " E' già un passo avanti".

Fare dei passi indietro per fare dei passi avanti.
Spesso si sente parlare di recuperare uno stile di vita naturale, abbracciare l'agricoltura e l'allevamento di animali allo scopo di abbandonare le abitudini delle metropoli, fatte di lavori in ufficio e acquisti ai centri commerciali. Di accontentarsi, di rinunciare alle comodità in eccesso e imparare a campare di poco, pochissimo.
Ma quanto sono realistiche queste possibilità, e quanto lunghi li vuole fare la gente questi passi indietro ?
Mi chiedo: è possibile?
Lo scapolo senza responsabilità, e molto coraggioso, disposto anche a chiedere cibo alle mense pubbliche o dormire in strada in caso di fallimento totale, può permettersi qualsiasi rischio.
Ma chi ha figli, parenti malati o non autosufficienti, mutui, studi da ultimare, passioni da seguire, come può anche solo immaginare di abbandonare tutto in favore di un ritorno alla natura? O, nella maggior parte dei casi, anche solo immaginare di auto produrre il proprio cibo? Magari si rinuncia alla palestra, ai divertimenti, si tira la cinghia, ma non si può rinunciare a mandare i figli a scuola, ad assisterli, a fornir loro cure in caso di necessità e ciò che essi richiedono per esser felici. Per non parlare di chi invece conta su di noi per vivere: malati, ricoverati, gente a cui vogliamo bene e il cui benessere dipende anche dal nostro lavoro, dal nostro guadagno.
Vedo in queste teorie un ideale incredibilmente bello e affascinante grande tanto quanto la loro impossibilità di essere realizzate. Spesso la gente si affeziona a un modo di pensare o meglio, al portatore di questo pensiero, perché rappresenta una voce fuori dal coro, l'eccezione alla regola, l'esempio da seguire SE fosse possibile.
Sarebbe bello invece trovare una formula che possa funzionare per tutti, una lista di azioni semplici e dal grande valore sociale, che possano allo tesso tempo far risparmiare soldi, guadagnare salute e ristabilire di nuovo un qualcosa di importantissimo che si è perso: la coscienza di sentirsi uniti. Il popolo ha dimenticato che, assieme, può frantumare qualsiasi imposizione o far valere ciò che più desidera.
Ogni rivoluzione parte da un grande fuoco che coinvolge tutte le masse. Piccoli focolai si spengono perché non hanno l'ardore di accendere i continenti. sarebbe bello ma siamo fatti di carbonio e non di benzina. Ameno di un cataclisma dalle proporzioni gigantesche non rada al suolo tutte le istituzioni o un miracolo non le faccia rivoluzionare d'improvviso con un'ondata magica che incredibilmente e d'improvviso non faccia giustizia in tutti gli ambiti dall'istruzione al lavoro alla sanità, le cose rimarranno le stesse.
Non si può più combattere una guerra, le forze in campo sono impari.
E quindi?
Quindi si può lottare, ma non con una guerra ma con una pacifica guerriglia.

Quali possono essere le azioni semplici di questa guerriglia (tanto semplici da sembrare stupide), alla portata di tutti e capaci di far tremare le gambe ai faraoni del nostro secolo se tutti sul pianeta le mettessero in atto?

Ne ho individuate due:

Non comprare più l'acqua in bottiglia, ce l'abbiamo in casa. Non è necessario comprare una cosa che ci arriva già dal rubinetto. Nessuno è mai morto perché beveva l'acqua dal rubinetto, ma pare che stiano morendo molti per uso intensivo di telefonino.

Non comprare più carne proveniente dai supermercati e abbandonare per sempre luoghi come il mcdonald's e simili. Mangiate meno carne e se proprio prendete solo quella che proviene da vostri amici che allevano animali per "passione". Chi dice che la carne è fondamentale per la salute mente. Ci sono più vantaggi che svantaggi nell'assimilarla. Mangiare meno e selezionarla molto di più sarà tutto un guadagno.

Sembrano stupide lo so, ma le possiamo fare tutti.
Tornerò più tardi sul perché di queste due scelte e non altre.

E' tutto un divenire anche per me e non ho la verità in pugno.

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giovedì 12 aprile 2012

Il Passaggio del denaro: da oggetto di valore a carta straccia

Leggere gli articoli di economia sui quotidiani è una cosa.
leggerli e capirli è un'altra.
Ogni parola è fonte di totale smarrimento.
Così, fra vocabolari, google e you tube, mi sono imbattuto in alcuni video che ricostruiscono la storia dell'economia in pochi minuti. 
Lungi dall'essere trattati esaustivi su come e perché ora ci ritroviamo a guardare gli indici della borsa come antichi druidi che guardano gli uccelli in aria per prevedere il futuro (adesso l'unica cosa che sembra prendere il volo sono i nostri risparmi) rappresentano un punto di partenza abbastanza neutrale e veloce da assimilare per chi, come me, vuole iniziare a districarsi nel labirinto della finanza. E capirne le origini.


Video parte 1



Video parte 2



Video parte 3

Buona Visione!

martedì 10 aprile 2012

Il passaggio della Lega Nord: i giorni della trota

E' uno spaghetti western (un film di pistoleri) quello che passano questa settimana.

Ecco il cast.

Il Boss.
Il figlio del Boss.
L'Autista.
La badante del boss.
La giornalista.
L'innominabile.

Non serve rivelare i nomi degli interpreti.

Soprannomi degni di un film capolavoro firmato Sergio Leone: Per un pugno di dollari. Il titolo è quantomai azzeccato anche per questa produzione tutta padana. Però la produzione lo ha cambiato in: Per una vagonata di milioni di euro, reputandolo più corretto.
Più che partiti, vere e proprie gang, con tanto di furti, doppi giochi e tradimenti.

La trama:
Il vecchio Boss in decadenza cerca, con imbarazzanti uscite pubbliche, di mascherare lo scandalo e le sue difficoltà fisiche mentre giovani rampolli (forse a sua insaputa) sono pronti alla scalata al potere approfittando della poca lucidità del capo e del potere che la sua figura riesce ancora a calamitare, . 
Il Figlio del Boss intanto si circonda di "ragazzi" (guardie del corpo) e ragazze, come uno spregiudicato capobanda che imperversa le strade di una fumosa metropoli senza legge, rilascia interviste a Vanity Fair guidando auto di lusso. Sembra ignaro della tempesta che presto si abbatterà su di lui.
L'Autista fa il doppio gioco. Scarrozza il Figlio del Boss e gli riempie le tasche di soldi (denaro prelevato dalle casse dei fondi pubblici) mentre filma e documenta le malefatte. Però, invece di raccogliere le prove e portarle allo sceriffo, le consegna alla stampa. Che paga, pur di avere in mano scoop succulenti.
La Badante del Boss, confusa, temporeggia, prende fiato, va a Porta a Porta. Ma dopo aver capito che perfino i peggiori colpevoli assassini piangono davanti alle telecamere fingendo di essere completamente estranei ai fatti e versando lacrime di coccodrillo, ormai non ci crediamo più.
La Giornalista, Rosanna Sapori, lavora oggi in un'edicola per aver denunciato a Radio Padania ancora nel 2004 i malaffari del partito (Credieuronord). "Mi hanno fatto fuori", ammette.

E l'Innominabile?
Ne tacevo per aumentare il mistero. Pare che l'Innobinabile abbia convinto il Boss a vendere se stesso e il partito al dio denaro. Il capo accettò il "tradimento" a causa di profonde difficoltà economiche: non poteva pagare le querele miliardarie mosse al partito dallo stesso Innominabile
"Se mi dai i soldi, io ritiro le querele, tu mi cedi il simbolo però. Cioè tu non ti puoi più presentare con questo simbolo se non sono io a dirti si". Gracchia la sua voce, mentre si fa largo da oscure registrazioni.

Eppure, nonostante le fattezze da spaghetto western, lo scandalo è dannatamente reale, come i quarantamila euro che il Figlio del Boss riceverà  per le sue dimissioni. Regalo di addio dovuto, visti i contribuiti determinanti che ha svolto nella gestione della regione Lombardia. Veniva pagato 150 mila euro l'anno per farlo. Più di tre governatori californiani messi assieme.
E dalle ultime news pare che alcuni soldi li abbia utilizzati per una rinoplastica. Il Figlio del Boss, avendo da rifarsi il naso, non sentiva ancora puzza di bruciato. Come la rodata tradizione da "satira da social network" vuole, non ho saputo trattenermi.

Tutta questa storia ha una morale:


No ai finanziamenti pubblici dei partiti.

La fiducia della gente non si guadagna tempestando gli elettori con campagne miliardarie che fanno emergere solo chi ha più denaro e non chi ha più merito.
Basterà l'indignazione popolare di questo scandalo, per smuovere le acque in questa direzione?

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I giorni del passaggio by Matteo Corona

"Nelle mani dell'uomo corvo" ,Biblioteca dell'immagine, è il titolo di un mio racconto approdato sugli scaffali delle librerie l'anno scorso.
Il testo, rielaborato infinite volte fino ad approdare alla sua forma attuale, in questo processo di cambiamento ha perso il suo titolo originale.


"Nelle mani dell'uomo corvo" era "Il passaggio". 

E per me lo è ancora.




"Il passaggio" si riferisce al corridoio che la protagonista (Vanessa) deve attraversare per raggiungere l'uscita della prigione cui è rinchiusa. Ma, se mai lo fa, muore. Il passaggio nasconde infatti un oscuro trabocchetto.
La libertà diviene illusione di libertà e assume forma drammatica e definitiva: la morte.
Intendo Il passaggio non solo come camminamento fisico obbligato ma anche come momento di trasformazione, di abbandono dell'abituale in favore di altro.
Questa migrazione inevitabile che appartiene a tutti e che va da un "prima" a un "adesso" funziona con una benzina particolare: il dolore. Un carburante speciale capace di innescare mutamenti interiori personali o di popoli interi. Volatile e instabile come nitroglicerina.
Non c'è metamorfosi, dal rimarginare una ferita o elaborare un lutto, che non porti con sè scie di dolore. Più grande la variazione (solo noi possiamo determinarne la grandezza) più acuto il male percepito.

Mai come ora esigenze di cambiamento tornano prepotenti a farci visita, in tutti i settori della vita.
Il nostro paese è attraversato da terremoti di riforme, la crisi che ancora attanaglia tutte le nazioni ci costringe a cambiare stili di vita che pensavamo perfetti e duraturi mentre il malcontento cresce sempre più.
Il mondo sembra essere sulla soglia di un passaggio obbligato, pericoloso tanto quanto quello in cui si è affacciata Vanessa e, come lei, siamo tutti preda di paure e incertezze.

Quanto dolore provocherà questa trasformazione? Dove ci porterà?
Che sia davvero arrivato il momento di fare un passo indietro e recuperare il buono offerto dal passato? Forse, come nel corridoio mortale di Vanessa, nel passaggio epocale che stiamo vivendo potrebbe nascondersi, mascherata da libertà, la vastità senza ritorno della fine.

Rimaniamo in attesa di vedere cosa ci attende oltre il passaggio.